lunedì 26 maggio 2014

Formazione per educatori e insegnanti



Il Gruppo B.I.G. si distingue per la professionalità dell’ èquipe composta da educatrici
e insegnati altamente specializzati che frequentano ogni anni corsi di formazione e aggiornamento
e sono supervisionati dal coordinamento pedagogico  attraverso incontri settimanali e osservazioni in sezione.
B.I.G. ha collaborato con importanti esperti del settore
come la pedagogista Laura Restuccia Saitta e ogni anno investe sulla ricerca e su progetti innovativi e all’avanguardia.
Sul nostro sito trovate tutte le informazioni nel dettaglio. (cliccate il link)



FORMAZIONE B.I.G.

mercoledì 21 maggio 2014

COME FARE CON I CAPRICCI?

nido casalpalocco

nido convenzionato casalpalocco 

scuola d'infanzia casalpalocco

elementari casalpalocco

Il capriccio? espressione di un bisogno

I “capricci”, se pur inevitabili nella crescita di ogni bambino, sono  sicuramente fonte di stress e di frustrazione per i genitori che tanto si impegnano per dare un’educazione e  serenità ai loro piccoli. Vogliamo subito rassicurarvi: questo è una fase “normale” e oltretutto molto importante per lo sviluppo del bambino, che sta formando la propria personalità, percependosi come  un individuo separato dall’altro, con delle proprie idee, preferenze e un proprio carattere.
Cosa si può fare allora ? Pur essendo un passaggio evolutivo inevitabile va saputo gestire, affinchè il bambino si senta contenuto e indirizzato nella sua manifestazione di un disagio, spesso legato a aspetti che vanno al di là del semplice capriccio.
 É certo che il capriccio nasce all’interno di una relazione (spesso quella privilegiata con le figure di attaccamento) con l’intento di modificarla, di forzarla e di testarne i limiti. Alcune volte  il capriccio è uno strumento comunicativo attraverso cui il  bambino ci vuol far comprendere qualcosa, attraverso cui comunica un suo malessere, una richiesta di attenzioni, una difficoltà a separarsi da noi ecc. La prima cosa è dunque riuscire a capire se il  comportamento del bambino è legato ad una mancanza di regole e routine o se nasconde una difficoltà, un bisogno. È evidente che il modo di gestirla sarà differente.
 Assicuratevi innanzitutto che il bambino non sia stanco, che non stia poco bene di salute o che  non si trovi in un contesto poco adeguato alla sua età e ai suoi ritmi giornalieri. Mettetevi in discussione rispetto al vostro umore, se siete concentrati sul ritmo della giornata o sul bambino e le sue routine (indispensabili per contenerlo). Una volta escluse tutte queste varianti, possiamo ipotizzare che si tratti del famoso “capriccio”. Questo atteggiamento, che vi mette alla prova, è un’occasione per sperimentare la vostra autorevolezza e il vostro modo di gestire le regole.
Le regole dovrebbero essere poche, semplici, date in modo fermo, empatico e adeguate all’età del bambino.
Quando il bambino infrange le regole provate ad abbassarvi alla sua altezza e con tono fermo  spiegate con poche e semplici parole perchè questa cosa non va fatta . Non cercate mai un rapporto alla pari,  in quanto questo porterebbe solo ad aumentare il conflitto. Non vi aspettare che vostro figlio vi faciliti il compito, è normale che manifesti il suo disappunto.

Una volta chiarita la regola, se il bambino persevera nel suo atteggiamento, può essere  utile ignorarlo, evitando in questo modo di rinforzare il comportamento inadeguato. Attenzione però …. Niente indecisioni! Una volta che avete detto “No”, non fartelo diventare un “NI”…  e poi un “SI”! L’incoerenza genera confusione e  non aiuta il vostro piccolo a capire quali regole siano importanti da rispettare!
Dott.ssa Ornella Cavalluzzi, psicologa e psicoterapeuta
Dott.ssa Chiara Degli Esposti, psicologa e psicoterapeuta

COME FAR MANGIARE UN BAMBINO?

Quando i bambini non mangiano, cosa fare?


Ci confrontiamo spesso con mamme e papà preoccupati per l’inappetenza del proprio bambino. Il più delle volte si rivolgono a noi  dopo averne provate tante,  dal cambiare diverse pietanze durante lo stesso pasto al minacciare, dare punizioni,  imboccare,  lasciar perdere,  provare a spiegare, a parlare, a raccontare. Preoccupati e dispiaciuti per i loro piccoli, ci chiedono cosa  fare, se e’ meglio insistere o  lasciar perdere.
L’ansia che il proprio figlio non si nutra a sufficienza appartiene a tutte la mamme, tanto che la presunta inappetenza è il problema che porta dai pediatri il 50% dei bambini.
Ma spesso ci dimentichiamo che ogni bambino ha un proprio stile alimentare che deve ancora conoscere e sperimentare e che alcune volte viene “condizionato” dalle ansie e da comportamenti “protettivi” da parte degli stessi genitori che si allarmano enormemente se il loro piccolino non mangia quanto secondo loro dovrebbe fare.
Il cibo per ognuno di noi, è stato il primo canale di comunicazione con il mondo esterno e con la figura di attaccamento , tanto che la relazione madre-bambino, per molto tempo ruota esclusivamente intorno a questo momento così delicato.
Il significato che a volte i genitori danno alla inappetenza  del proprio bambino è un fattore importante , spesso determinante, nel comprendere perché un bambino non mangia. Attraverso il cibo, infatti, passano tante emozioni e credenze, che ad esempio hanno a che fare con  pensieri negativi circa la propria capacità di madre/padre di accudire, nutrire e più in generale di prendersi cura del proprio piccolo. Chiediamoci allora quali timori abbiamo rispetto alla inappetenza del nostro bambino, dopo aver escluso naturalmente cause di tipo medico. Spesso riflettere sui nostri timori ci aiuta a  vedere il comportamento di nostro figlio non così problematico, ma come l’ effetto di una particolare dinamica relazionale che creiamo con lui nel momento della pappa, legata ad alcune credenze e pensieri negativi su noi stessi  ormai interiorizzati.
Tante altre volte sono delle cattive abitudini ripetute nel tempo che invece innescano un circolo vizioso e che rendono il momento di andare a tavola un vero e proprio incubo! Le punizioni, le minacce, le preghiere,le strategie ludiche di distrazione messe in atto da genitori disperati ne sono un esempio. E’ poi naturale che il bambino cerchi di sottrarsi ad una esperienza diventata poco piacevole e gratificante, iniziando a rifiutare di mangiare. Questa reazione innesca un circolo vizioso senza interruzione nel quale il cibo diventa il pensiero dominante della giornata e il momento della pappa diventa un momento sgradevole e ansiogeno sia per il bambino sia per la mamma, che  sa di fallire già prima di sedersi a tavola. Ma vi siete mai chiesti quale vantaggio potrebbe ricavarne il bambino nel farvi sudare tutte le sere al momento della pappa? Avete mai pensato che è questo un modo per ricevere attenzioni speciali? Quale bambino rinuncerebbe a tutte queste attenzioni e al “godimento” di tenere in pugno mamma e papà?
MODIFICARE IL CONTESTO
Per uscire da questo circolo vizioso è necessario modificare il contesto, un contesto fatto di comportamenti, emozioni, sentimenti e pensieri. Il cibo non deve essere protagonista tiranno della scena ma piacevole elemento che accompagna esperienze emotivamente gratificanti. Il pranzo e la cena devono trasformarsi in momenti conviviali, di condivisione, di confronto, di scambio tra i membri di una famiglia. Quindi diciamo NO all’abitudine di far mangiare i vostri figli separatamente da voi, ma trasformate il momento della cena in un momento dedicato alla famiglia. All’interno di questo nuovo contesto il cibo assumerà un significato diverso, libero da vissuti negativi e persecutori.
NIENTE TV E GIOCHI A TAVOLA
La convivialità dovrebbe essere un aspetto importante del mangiare, almeno quanto il nutrirsi; quando si mangia i giochi e le distrazioni dovrebbero essere lasciati da parte. Se il bambino ha bisogno di alzarsi occorre evitare di seguirlo con il cibo: il luogo e il momento per mangiare deve essere a tavola.
L’atto di mangiare va restituito alla normalità, senza enfatizzare o drammatizzare il momento del pasto: presto così il bambino riprenderà piacere alla tavola e al clima sereno ristabilito.
Preparare insieme la tavola, le pietanze, inventare delle ricette, usare tutti i sensi per apprezzare gli alimenti, sono tutti modi per rendere più appassionante l’alimentazione.
NO AI RICATTI AFFETTIVI
Mai fare ricatti affettivi
: “Dai, se mangi la mela la mamma è contenta”, “Su, lo sai che la mamma piange se non mangi la minestra”. Oltre ad essere inutili, alimentano il senso di colpa del bambino e rafforzano un’equivalenza distorta tra cibo e affetti.
Evitare anche di distrarre il bambino con giochi e teatrini di ogni genere, perché il piccolo deve essere consapevole del momento del pasto.
Questo può anche essere vero per i primi due giorni, ma se i genitori restano fermi e convinti del proprio comportamento, il bambino si adegua in fretta e mangia assecondando la propria fame.
IL CIBO NON E’ UN PREMIO
Il cibo, poi, non deve essere ne un premio, ne una punizione, altrimenti diventa materia di contratto. Una sana indifferenza al rifiuto di mangiare del bambino (“Va bene, non è una tragedia, mangerai stasera”), praticata non come castigo e con rancore, ma molto serenamente come rispetto della libertà del bambino, è molto più utile.

Dott.ssa Ornella Cavalluzzi (Psicologa, Psicoterapeuta)
Dott.ssa Chiara Degli Esposti (Psicologa, Psicoterapeuta

martedì 20 maggio 2014

Corso di primo soccorso pediatrico

La sicurezza dei bambini al primo posto

Le educatrici, gli insegnanti e lo staff di B.I.G. ogni anno partecipano a corsi di formazione  periodici di primo soccorso pediatrico tenuti da esperti del settore certificati per l'insegnamento degli argomenti trattati.  Gli incontri a carattere teorico e pratico si svolgono con l'ausilio di manichini pediatrici per praticare le tecniche oggetto del corso.
Nello specifico i temi trattati riguardano le Emergenze (disostruzione vie aeree, manovre rianimatorie, gestione delle emergenze) e le Urgenze pediatriche, ovvero quelle situazioni che possono accadere tutti i giorni (febbre, convulsioni, ustioni, ferite,etc).



lunedì 19 maggio 2014

Nidi e scuole d'infanzia a casalpalocco

ll gruppo “ B.I.G. bimbi in gioco” è  una struttura complessa rivolta all’ infanzia,
che ha al proprio interno 3 Nidi (Crescere Insieme, Il mondo che Vorrei e Così per Gioco) e 2 scuole d’ Infanzia (Così per Gioco e Quelli dell’ Albero Azzurro).
I progetti pedagogici di questi servizi hanno l’obiettivo di costituire modelli e luoghi di apprendimento e di cura innovativi 0/6 anni che sono realizzati con i bambini, attraverso l’intervento educativo di personale
molto professionalizzato e attraverso progetti di formazione rivolti ai bambini in età prescolare.
La caratteristica principale delle nostre strutture, Nidi e Scuole dell’Infanzia, è la progettualità pedagogica
che viene pensata ed elaborata per i bambini
e si svolge all’ interno di ambienti di alta qualità in relazione all’ educatività degli spazi, agli arredi,
ai materiali di gioco e didattici e all’ organizzazione di centri di interesse e laboratori. Per conoscere nel dettaglio le nostre strutture, cliccate i link di seguito. 


GRUPPO B.I.G.

NIDO D'INFANZIA CONVENZIONATO: IL MONDO CHE VORREI

NIDO D'INFANZIA CONVENZIONATO : CRESCERE INSIEME

NIDO E SCUOLA D'INFANZIA PRIVATI: COSI' PER GIOCO

SCUOLA D'INFANZIA PRIVATA : QUELLI DELL'ALBERO AZZURRO






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venerdì 16 maggio 2014

FORMAZIONE PRESSO IL CENTRO INTERNAZIONALE "LORIS MALAGUZZI"

Le coordinatrici psico-pedagogiche delle nostre strutture, si sono recate a Reggio Emilia presso il Centro Internazionale "Loris Malaguzzi” per seguire il programma delle Giornate di Studio e Scambio “Dialoghi sull’ educazione”.
Seguiranno la presentazione del progetto pedagogico, la presentazione del sistema educativo integrato di Reggio Emilia e le politiche educative della città, la visita ai nidi e alle scuole e la presentazione di progetti legati a linguaggi differenti.





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formazione

giovedì 15 maggio 2014

come fare quando arriva un fratellino?

Quando arriva un fratellino.....










Arriva un fratellino o una sorellina in casa. E per quanto mamma e papà abbiano cercato in precedenza di preparare il bambino più grande al lieto evento, le cose alcune volte non vanno come si vorrebbe.
Molti genitori ci raccontano di sentirsi sopraffatti da tante emozioni: il dispiacere per il malessere che sembra mostrare il primogenito, la frustrazione e il senso di inadeguatezza di fronte ad alcuni episodi di gelosia, la preoccupazione e i sensi di colpa di non dare abbastanza né al più grande né al nuovo arrivato.

Ma cerchiamo di capire cosa accade ai vostri bambini…
La nascita di un secondo figlio è senza dubbio una situazione nuova, che stravolge l’intero sistema famigliare e il bambino più grande non trova più la sua giusta collocazione.
Tutti i bambini, chi più, chi meno sono gelosi quando arriva un fratello, in quanto si ritrovano a dover dividere con un intruso l’amore e le attenzioni dei genitori. Erroneamente si crede che la gelosia venga suscitata dal timore di perdere l’amore , generalmente ciò che genera la gelosia è invece la paura di perdere l’esclusività del rapporto amoroso. Così il bambino vuole che la mamma voglia bene solamente a lui, e non anche al fratello, non comprendendo che ciò non comporta perdere il suo amore.

Cosa fare allora? Prima di tutto accogliere e accettare la reazione del proprio bambino alla nuova situazione. Accoglierlo significa parlare con lui delle sue emozioni spesso contrastanti e aiutarlo ad esprimerle, avendo fiducia nella sua capacità di superare questa fase e nella vostra capacità di genitori di saperlo aiutare e sostenere. Spesso infatti ci troviamo a confrontarci con genitori molto spaventati dalla gelosia dei propri figli e pieni di sensi di colpa per la sofferenza “generata” dall’aver messo al mondo un fratellino. Alcuni ci raccontano di impegnarsi per fare in modo di non mettere mai il maggiore nelle condizioni di sentire la gelosia, addirittura arrivando a “trascurare” i secondi nati. Ma il problema non è sentire la gelosia, che è una emozione come tutte le altre e dunque in quanto tale non è né negativa né positiva, né buona né cattiva.  Il problema è negare, sminuire, non vedere, non permettergli di esprimere la gelosia (accettando le sue pretese di esclusività), questo si che disorienta tanto i vostri bambini…  dategli tempo dunque di elaborare il cambiamento e accorgersi che, nonostante le sue enormi paure iniziali, l’amore di mamma e papà per lui è sempre lo stesso.
Quali strategie pratiche e concrete  mettere in atto? Premettendo che ogni bambino è unico e irripetibile e non sono possibili generalizzazioni, vi raccontiamo delle strategie che sono state utili ad alcuni genitori con cui ci siamo confrontate.
Generalmente risulta abbastanza efficace la strategia di investire il figlio maggiore di un ruolo, fargli capire che nessuno gli ha rubato il posto in famiglia, ma che lui ora ne ha uno molto più importante, quello di “Fratello più grande”. Dargli un ruolo può ad esempio voler dire permettergli di partecipare all’accudimento del piccolo,
fare il  bagnetto , vestirlo eccetera. Renderlo partecipe potrebbe farlo sentire utile e valorizzato .

Non abbiate timore di occuparvi di entrambi i bambini contemporaneamente, è solo questione di organizzazione !!! Ad esempio mentre date da mangiare al piccolo potete intrattenervi a parlare con l’altro; o mentre fate il bagnetto al piccolo, potete organizzare il gioco del lavaggio della bambola per l’altro; così facendo gli farete capire che siete sempre con lui e che siete interessate a quello che fa.
 Molto importante per alcuni genitori è stato dedicare un po’di tempo durante la giornata solamente al fratello maggiore, permettendogli di farlo abituare con gradualità a condividere gli spazi e i tempi con il piccolino. Nel caso in cui i bambini devono condividere la  cameretta, è bene predisporre un angolo riservato solo al maggiore; se poi si coinvolge il più grande nella sistemazione e nella personalizzazione della camera, probabilmente gli risulterà più facile accettare questo ulteriore cambiamento.
Sono da evitare frasi del tipo: Non toccare il piccolo”, “comportati da grande, non fare i capricci” eccetera . Ricordiamoci sempre che sono bambini e che hanno bisogni e paure da bambini. E la paura più grande, ricordiamolo, è di perdere le attenzioni di mamma e papà e lo centralità che prima si aveva. Non stupitevi dunque se il bambino ha alcuni comportamenti tipici di quando era più piccolo, come ricominciare a succhiarsi il pollice, volere il biberon, parlare come un bimbo più piccolo o volersi mettere il pannolino. Permettetegli di farlo senza dirgli che è ora che diventi grande. Tenerlo in braccio come un bimbo piccolo o cullarlo, sono comportamenti che lo rassicurano molto.  Sapere, inoltre,  che qualche volta gli è concesso “essere un bambino piccolo” favorirà il processo di crescita e di elaborazione della novità, ritrovando presto la serenità.
Dott.ssa Ornella Cavalluzzi (Psicologa, Psicoterapeuta)
Dott.ssa Chiara Degli Esposti (Psicologa, Psicoterapeuta)
nido casal palocco
materna casalpalocco

Come togliere il pannolino?

Mi scappa la pipì... ma questa volta sul vasino!




Con la primavera ed i primi caldi, molti genitori si trovano ad affrontare la “sfida” del togliere il pannolino al proprio figlio. Questo importante momento rappresenta una delicata fase di cambiamento che  spaventa e crea ansia e preoccupazione al genitore.
Che devo fare? Sarò in grado di far fronte alla situazione? Come riconosco se il bambino è pronto?
In queste brevi righe vi daremo pochi e semplici consigli da tenere presenti.
Prima di tutto ci teniamo a dire che non esiste una soluzione uguale per tutti, ogni bambino è diverso e così ogni situazione. Generalmente il pannolino si inizia a togliere ad un’età compresa tra i 18 mesi e i tre anni e mezzo . Ci sono dei bambini più precoci ( generalmente le femminucce) e dei bambini che hanno bisogno di più tempo. Come in ogni processo di crescita e di sviluppo il bambino acquisisce sicurezza e competenza in momenti differenti in base alle situazione ed ai contesti.
Per capire se il bambino è pronto generalmente si osservano alcuni cambiamenti:

1)se  si sveglia asciutto dopo il riposino pomeridiano
2) se si accorge che sta facendo i bisognini
3)se si infastidisce nel tenere il pannolino sporco addosso
Per capire se voi siete pronti ad affrontare questo cambiamento potete chiedervi come state; è un periodo particolarmente stressate? Siete stanche? se è un momento che vi sentite particolarmente affaticati o se vi sentite predisposti ad avere un po’ di pazienza e a sacrificare qualche gita o uscita in più al parco considerando gli imprevisti che incontrerete. È importante che vi dedichiate a questa fase con la giusta attenzione, non perché sia un momento particolarmente  difficile ma perché richiede una piccola dose in più di pazienza e di organizzazione da un punto di vista anche pratico. Quando si toglie il pannolino infatti non lo si rimette più, se non per le ninne. Non indispettiamoci quindi se diventa complicato il pomeriggio in giro , c’era d’aspettarselo!
Mi raccomando non togliamo il pannolino se il bambino è già in una fase di cambiamento della sua vita, ad esempio gli sta nascendo un fratellino o state cambiano casa, ecc…
Dopo aver osservato il bambino e dopo aver scelto e organizzato il periodo ideale. .siamo pronti ad iniziare!
Ricordatevi che sarà assolutamente naturale che vostro figlio inizialmente non riesca a controllarsi, potrà capitare che si bagnerà  poco dopo che siete stai seduti assieme a lui sul vasino o sul riduttore. Ovviamente non vi sta facendo un dispetto, ci vorrà del tempo per  riuscire ad ascoltare e decodificare lo stimolo del proprio corpo.
Generalmente una buona lettura, come il libro: “corso di pipì per principianti”  (Lo trovate cliccando sulla sezione del sito “I LIBRI”) rappresenta un valido strumento per iniziare ad affrontare questo tema. Potete raccontargli una storia che possa aiutarlo ad immedesimarsi nella situazione e motivarlo nel voler tentare. Potete creare un cestino con dentro qualche libro preferito e lasciarlo fisso in bagno  in modo da poterlo intrattenere nel momento del bisognino. Tenete presente che è importante non stare per più di cinque minuti con lui sul vasetto in quanto si rischia di dare troppo significato e importanza all’ evento, in fondo ci sono tanti altri di momenti speciali da dedicare a vostro figlio!
E importantissimo non mortificare mai il bambino mai quando non riesce a trattenersi, anche se siete stanchissimi e se in quel momento siete esasperati dalla vostra giornata, sforzatevi di contenervi e di fargli un sorriso incoraggiandolo con frasi tipo: “ non fa niente amore sei stato bravissimo a provarci”
Elogiare in modo particolare una buona riuscita del controllo sfinterico con regali o promesse varie o mortificare il bambino che ancora non si controlla  con punizioni e minacce è controproducente in quanto si attribuisce a questo naturale ed intimo gesto un  importanza ed un valore eccessivo.
Così come per il cibo, l’acquisizione del controllo degli sfinteri , rischia di diventare un braccio di ferro tra il genitore ed il bambino con la conseguenza di una totale chiusura da parte del bambino che manifesta il suo disagio negandosi e quindi non mangiando più  o diventando stitico.
Provate a pensare che per circa due settimane il bambino dovrà sperimentarsi e potrà sporcarsi spesso. Un sorriso ed una frase di incoraggiamento lo rilasserà facendolo sentire libero di conoscersi senza giudizio senza tabù ma sostenuto dall’ adulto che lo incoraggia.  
Per quanto riguarda il passaggio successivo, vale a dire togliere il pannolino anche di notte, potete aspettare anche qui vale la regola che… non ci sono regole! Ricordatevi soltanto di non dare troppi liquidi prima di dormire e di cogliere anche i segnali che vi manda il vostro bambino;  se alla mattina il pannolino è sempre più asciutto, allora inizia ad essere pronto a stare senza anche di notte.
E adesso tocca a voi!!. . Ogni tanto si fanno dei passi avanti, ogni tanto qualcuno indietroma poi si procede comunque. Coraggio!
Dott.ssa Ornella Cavalluzzi (Psicologa, Psicoterapeuta)
Dott.ssa Chiara Degli Esposti (Psicologa, Psicoterapeuta)

www.bimbiingioco.it